a cura di Bruno Zucca
La malattia fisica è spesso espressione di uno sforzo adattativo dell’individuo ad una situazione esterna di disagio. Se conduco una vita stressante il mio corpo si adatterà allo sforzo costante richiesto e produrrà ormoni necessari a sopportare la fatica quotidiana: aumenteranno stabilmente alcuni parametri (glicemia, colesterolo, pressione sanguigna) per affrontare lo stato di emergenza in cui mi trovo. Grazie alle alterazioni patologiche reattive potrò momentaneamente reggere la situazione di emergenza: la pressione aumentata mi farà sentire più tonico e efficiente, gli zuccheri ed il colesterolo nel sangue mi aiuteranno ad avere le riserve biologiche necessarie a lottare tutti i giorni; se la situazione emergenziale a cui mi sono adattato sarà di breve durata, l’alterazione patologica potrà rivelarsi utile e necessaria ed una volta concluso lo stato di allerta le funzioni alterate torneranno alla normalità. In un’emergenza duratura, però, questo adattamento diventerà insopportabile per gli organi; costretti ad uno sforzo troppo prolungato cominceranno ad affaticarsi ed a infiammarsi fino alla comparsa di una malattia adattativa, che nel tempo potrà diventare degenerativa; accanto ai mutamenti organici si potranno stabilizzare anche mutamenti dell’umore che, alla lunga, saranno in rado di determinare un cambio di carattere patologico.
La permanenza del fenomeno adattativo plasma il corpo in senso negativo, le alterazioni emergenziali da momentanee diventano stabili e progressivamente irreversibili. La malattia a quel punto si sarà instaurata e dovrà essere curata.
La malattia mentale è anch’essa frutto di un adattamento difensivo o reattivo ad una situazione esterna od interna di disagio. Se soffro affettivamente mi corazzo: i miei muscoli e gli organi interni si irrigidiscono, divento più duro e meno sensibile per non soffrire. Entro certi limiti questo adattamento può servirmi per reagire, combattere e non farmi ulteriormente ferire; oltre quei limiti diventerà però uno schermo tra me e le altre persone, nocivo per la mia vita relazionale, fino a rendere impossibile la costruzione di relazioni soddisfacenti.
Oltre quei limiti, inoltre, la rigidità degli organi può diventare malattia fisica. Se temo il giudizio degli altri e mi sento facilmente in colpa posso indossare una maschera per nascondere il mio disagio e fingere di essere una persona diversa da quella che sono dentro. Momentaneamente questo potrà arrecare sollievo al mio malessere ma se questo inganno è durevole strutturerò una personalità fasulla che mi allontanerà da me stesso, procurandomi ansia e depressione. Se ho delle paure inconsce fuggirò istintivamente le situazioni che temo, per esempio procurandomi svenimenti o vertigini ogni volta che devo affrontare il problema. Inizialmente questo atteggiamento potrà salvarmi da uno stress maggiore, ma sul lungo periodo mi priverò di esperienze di vita promotrici di crescita maturativa e il mio carattere rimarrà infantile.
Malattie fisiche e mentali sono sempre interconnesse ed in entrambe sono presenti sintomi delle prime e delle seconde.