a cura di Bruno Zucca
Il nostro corpo è una macchina meravigliosa ed intelligente composta da migliaia di cellule che funzionano in maniera armonica; è un orologio perfetto che funziona come una città ideale dove la circolazione degli abitanti si compie senza disagio e le attività sono fiorenti e senza inquinamento; gli autobus arrivano in orario, gli automobilisti sono rispettosi delle regole, i pedoni non tagliano la strada ma attraversano sulle strisce, l’aria è salubre ed entra in tutte le finestre rimuovendo i fluidi stagnanti e tossici.
Questa macchina perfetta è persino in grado di generare una nuova vita a partire da due cellule gametiche che si incontrano e si moltiplicano in modo ordinato fino a determinare la nascita di un nuovo individuo.
È anche in grado di auto curarsi, se necessario, perché è dotata di un esercito di cellule di difesa immunitarie, di caserme di cellule-pompieri e di un esercito di cellule sanitarie e riparatrici che, in caso di necessità, intervengono per disintossicare, spegnere incendi, cucire ferite o fratture.
Se abitiamo un corpo intelligente dotato di precisi meccanismi di autoregolazione dobbiamo pensare che entro certi limiti è in grado di guarirci senza costringerci all’utilizzo di medicine: se è ben nutrito, è lui stesso che le produce tagliate su misura: quando servono, nelle quantità giuste e per il tempo necessario.
Le nostre cellule producono infatti sostanze che provocano l’infiammazione quando serve, la spengono quando è troppo intensa, che calmano il dolore, che attivano le cellule di difesa dai germi dannosi o che promuovono la crescita di germi buoni e utili, a loro volta produttori di vitamine e ormoni del buon umore.
Le nostre cellule sono talmente intelligenti che riparano una ferita o un’ulcera, fabbricano un callo osseo in caso di frattura, ci fanno venire nausea, vomito e diarrea per poter espellere per esempio del cibo avariato che inavvertitamente abbiamo mangiato. Dobbiamo fidarci del nostro corpo perché ci manda segnali intelligenti degni di considerazione, i sintomi: sono questi i segnali che dobbiamo ascoltare e capire per fornire le risposte adeguate, senza spaventarci, ma anche senza trascurarli.
Le risposte giuste sono quelle che rispettano i sintomi come se fossero consigli suggeriti da un caro amico: non dobbiamo tappare la bocca al corpo-amico se dopo un lungo periodo di iperattività ci consiglia, a volte bruscamente, di rallentare i nostri affannosi ritmi di vita, utilizzando una infiammazione tendinea o una sacrosanta stanchezza. Prima di ricorrere a medicine naturali o chimiche, dobbiamo imparare a decodificare il messaggio e modificare il nostro comportamento e a volte anche il nostro pensiero: la medicina potrebbe solo spegnere la sirena d’allarme ed impedirci di comprendere il motivo per cui è suonata. Non è facile occuparsi di un amico gentile e saggio, ascoltando le sue richieste, se ci siamo abituati a consumare farmaci od integratori come caramelle ad ogni minimo fastidio. Non è facile capire che la tendinite e la stanchezza sono esse stesse medicine e che fermarsi è la cura principale. Non è facile comportarsi in maniera saggia riconoscendo che il nostro amico intelligente vuole il nostro bene quando ci chiede una sosta prolungata; lui sa che un altro organo più essenziale sta per entrare in sofferenza e, prima che inizi l’avaria di un apparato vitale, ci dice qual è la principale medicina da assumere: un cambio di ritmo vitale può infatti evitare che alcuni ingranaggi dell’orologio si inceppino a causa del logorio a cui li stiamo sottoponendo. In quel momento ci rendiamo conto che il nostro corpo è solo un’utilitaria, e non l’auto da corsa che pensavamo… A quel punto dovremo fare i conti col limite e con la realtà: il corpo non mente, è pragmatico e lungimirante! Il riposo richiesto dal dolore tendineo e dalla stanchezza ripareranno il guasto meglio di qualsiasi medicina e, se impariamo la lezione, potremo adottare un nuovo ritmo di vita più consono alle nostre esigenze che ci eviterà malattie più gravi.