Salute e prevenzione

Salute e malattia: due facce della stessa medaglia

a cura di Bruno Zucca

Un atteggiamento psichico non equilibrato è all’origine di molte malattie … ma esiste davvero la possibilità di raggiungere un equilibrio mentale in maniera stabile? Ognuno di noi cerca faticosamente di raggiungerlo ma poi deve fare i conti con accadimenti esterni o interiori che lo fanno vacillare, fino alla caduta in una nuova condizione di disequilibrio psicologico. Nessuna persona al mondo può evitare tensioni, rimozioni e frustrazioni poiché malessere e crisi sono necessari alla costruzione della nostra personalità, non meno dell’approvazione e della gioia. La crescita maturativa di un individuo transita inevitabilmente attraverso il confronto con tematiche come la dipendenza, la competizione, l’aggressività, l’innamoramento, la paternità e la maternità, il lutto e l’abbandono. La patologia fisica o mentale insorge quando queste sfide, come accade nella maggior parte dei casi, non sono accolte con consapevolezza e si rifiuta aprioristicamente ed infantilmente la fatica, il dolore o la perdita che le accompagnano. La possibilità di ammalarsi è insita nel programma generale della natura, a prescindere dai nostri sforzi. Ammalarsi e guarire sono dinamicamente connessi come due facce della stessa medaglia. Essere vivi significa essere esposti all’oscillazione periodica tra equilibrio e squilibrio; occorre pertanto sperimentarli ed affrontarli entrambe ed imparare a convivere con essi poiché l’equilibrio conseguibile è sempre instabile ed un nuovo malessere è sempre dietro l’angolo. Salute e malattia sono varianti di una medesima dinamica vitale ed è grazie alla conflittualità nevrotica tra le due polarità della nostra personalità che evolviamo verso una maggior consapevolezza di chi siamo. Ogni essere umano ha due aspetti personologici interattivi: personalità A e personalità B sono caratteristiche comuni a tutti noi poiché siamo tutti un po’ doppi. Quando ci ostiniamo ad essere solo A o solo B ci ammaliamo di eccesso di A e carenza di B, e viceversa. Il parametro di salute culturalmente dominante nella nostra società è di tipo efficientista e coincide con l’assenza di sintomi: mancanza di sintomi ed efficienza non sono sufficienti per definire una situazione di equilibrio. In alcuni casi un quadro di apparente benessere infatti si può associare a condizioni di grave squilibrio psicofisico. La salute vera è rappresentata dalla capacità di ascolto di sé, premessa fondamentale per raggiungere una certa consapevolezza della propria natura e del significato nascosto della propria esistenza, così che A e B stiano bene insieme. 

è sano chi:

- sa accogliere ed ascoltare i propri sintomi, le proprie emozioni, i propri sogni e le proprie fantasie, i propri desideri e paure; chi non li rimuove e li sa condividere all’interno di una relazionale umana

- è consapevole che dietro ad ogni sintomo fisico c’è un messaggio dell’inconscio che non deve essere represso ma affrontato con terapie causali

- non rimane prigioniero di un’ottica efficientista ed impara a rispettare i processi patologici, considerandoli come manifestazione della nostra polarità A o B rimossa

- ritiene che i sintomi debbano essere accolti e curati nelle loro cause per evitare guai peggiori con lungimiranza e saggezza. Il detto “Meglio una gallina domani di un uovo oggi” è frutto di questa consapevolezza.

- è consapevole che l’evoluzione personale passa inevitabilmente attraverso un’esperienza patologica, che l’equilibrio richiede anche fasi di momentaneo disequilibrio, poiché salute e malattia sono le due facce dell’esistere

La vera salute è rappresentata non dall’assenza di malattia ma da una condizione di equilibrio tra la cosiddetta salute e la cosiddetta malattia, all’interno di un sentire dove trovano spazio sia la gioia che il dolore. La salute è un concetto dinamico in cui sofferenza fisica ed emotiva sono domande che necessitano di risposte adeguate; nel percorso terapeutico l’obiettivo è una maggior consapevolezza di sé, dei propri difetti, così come dei propri pregi. È sano chi contemporaneamente accetta i propri limiti e quando è possibile li sfida per superarli, valorizzando senza presunzione pregi ed abilità. Soltanto grazie a questa maturità possiamo raggiungere l’equilibrio necessario ad affrontare le problematiche esistenziali ed essere tendenzialmente sani fisicamente, tendenzialmente sereni emotivamente ed intellettualmente capaci di giudizi più obiettivi e realistici. La perfezione infatti non esiste, è raggiungibile invece un certo equilibrio dinamico grazie alla capacità di mediare tra i due aspetti opposti della nostra personalità. 

La malattia come adattamento difensivo - approfondimento

 a cura di Bruno Zucca

La malattia fisica è spesso espressione di uno sforzo adattativo dell’individuo ad una situazione esterna di disagio. Se conduco una vita stressante il mio corpo si adatterà allo sforzo costante richiesto e produrrà ormoni necessari a sopportare la fatica quotidiana: aumenteranno stabilmente alcuni parametri (glicemia, colesterolo, pressione sanguigna) per affrontare lo stato di emergenza in cui mi trovo. Grazie alle alterazioni patologiche reattive potrò momentaneamente reggere la situazione di emergenza: la pressione aumentata mi farà sentire più tonico e efficiente, gli zuccheri ed il colesterolo nel sangue mi aiuteranno ad avere le riserve biologiche necessarie a lottare tutti i giorni; se la situazione emergenziale a cui mi sono adattato sarà di breve durata, l’alterazione patologica potrà rivelarsi utile e necessaria ed una volta concluso lo stato di allerta le funzioni alterate torneranno alla normalità. In un’emergenza duratura, però, questo adattamento diventerà insopportabile per gli organi; costretti ad uno sforzo troppo prolungato cominceranno ad affaticarsi ed a infiammarsi fino alla comparsa di una malattia adattativa, che nel tempo potrà diventare degenerativa; accanto ai mutamenti organici si potranno stabilizzare anche mutamenti dell’umore che, alla lunga, saranno in rado di determinare un cambio di carattere patologico. 

La permanenza del fenomeno adattativo plasma il corpo in senso negativo, le alterazioni emergenziali da momentanee diventano stabili e progressivamente irreversibili. La malattia a quel punto si sarà instaurata e dovrà essere curata. 

La malattia mentale è anch’essa frutto di un adattamento difensivo o reattivo ad una situazione esterna od interna di disagio. Se soffro affettivamente mi corazzo: i miei muscoli e gli organi interni si irrigidiscono, divento più duro e meno sensibile per non soffrire. Entro certi limiti questo adattamento può servirmi per reagire, combattere e non farmi ulteriormente ferire; oltre quei limiti diventerà però uno schermo tra me e le altre persone, nocivo per la mia vita relazionale, fino a rendere impossibile la costruzione di relazioni soddisfacenti. 

Oltre quei limiti, inoltre, la rigidità degli organi può diventare malattia fisica. Se temo il giudizio degli altri e mi sento facilmente in colpa posso indossare una maschera per nascondere il mio disagio e fingere di essere una persona diversa da quella che sono dentro. Momentaneamente questo potrà arrecare sollievo al mio malessere ma se questo inganno è durevole strutturerò una personalità fasulla che mi allontanerà da me stesso, procurandomi ansia e depressione. Se ho delle paure inconsce fuggirò istintivamente le situazioni che temo, per esempio procurandomi svenimenti o vertigini ogni volta che devo affrontare il problema. Inizialmente questo atteggiamento potrà salvarmi da uno stress maggiore, ma sul lungo periodo mi priverò di esperienze di vita promotrici di crescita maturativa e il mio carattere rimarrà infantile. 

Malattie fisiche e mentali sono sempre interconnesse ed in entrambe sono presenti sintomi delle prime e delle seconde.

Educazione alla salute, promozione della salute e salutogenesi

Secondo l’OMS l’educazione alla salute (“health education”) viene definita come “l’insieme delle opportunità di apprendimento consapevolmente costruite, che comprendono alcune forme di comunicazione finalizzate a migliorare l’alfabetizzazione alla salute, ivi compreso l’aumento delle conoscenze e a sviluppare life skills che contribuiscano alla salute del singolo e della comunità” (WHO, 1998).

In questa definizione si valorizza il coinvolgimento degli individui e dei gruppi sociali, non più come meri recettori di una trasmissione di nozioni, ma come “entità da responsabilizzare grazie ad un processo comunicativo che, nonostante sia ancora basato sulla trasmissione unidirezionale delle conoscenze, è finalizzato a conferire loro un’adeguata capacità di scelta riguardo i problemi della salute. Comincia quindi ad evidenziarsi il ruolo dell’educazione sanitaria nel potenziamento delle conoscenze e della capacità di scelta del cittadino per facilitare il processo di partecipazione della popolazione alle scelte sanitarie che la riguardano”. 1

Educare alla salute quindi non significa più “informare/insegnare/prescrivere” autorevolmente sui diversi argomenti, ma intervenire quanto più possibile precocemente sui comportamenti che influenzano l’insorgenza delle patologie, fornendo le motivazioni, le abilità e la fiducia necessarie per intraprendere azioni volte a migliorare la salute.

L’Educazione alla Salute si trasforma pertanto “da una pratica mirata alla diffusione di contenuti e conoscenze tecniche, spesso limitata a singole patologie, ad un intervento preventivo finalizzato ad accrescere la consapevolezza dell’individuo e a conseguire obiettivi globali di salute attraverso un approccio educativo complesso, multidisciplinare e fortemente basato sul processo comunicativo”. 1

Sempre secondo l’OMS, inoltre, l’educazione alla salute riguarda anche “la comunicazione delle informazioni riguardanti le condizioni sociali, economiche ed ambientali che hanno un impatto sulla salute, così come i fattori di rischio individuali ed i comportamenti a rischio”, implicando la fattibilità politica ed organizzativa delle diverse tipologie di interventi che agiscono sui determinanti di salute sociali, economici e ambientali (WHO, 1998).

L’”educazione alla salute”, proprio mediante l’attenzione ai determinanti di salute, diviene una delle attività alla base della “promozione della salute” (“health promotion”), che nella Carta di Ottawa viene definita come “il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla” (WHO, 1986). 2

Un altro concetto fondamentale è quello di salutogenesi, 3, 4 concetto sviluppato negli anni Settanta da Aaron Antonovsky. In quanto scienza dello sviluppo della salute, la salutogenesi si concentra, più che sui fattori che causano la malattia, su quei fattori che contribuiscono allo stato di benessere dell’uomo, esaminando il rapporto fra salute, stress e il modo di far fronte alla malattia.

Lo ‘sviluppo della salute’ è visto come un processo di scoperta e di utilizzo delle fonti della salute che ognuno di noi ha, ovvero tutto ciò che permette alle persone, anche in situazioni di forte avversità (un trauma, una malattia cronica, la disabilità, precarie condizioni socioeconomiche, ecc), di compiere scelte consapevoli di salute utilizzando risorse (interne ed esterne), accrescendo le proprie resilienza e capacità pro-attiva.

Secondo Antonovsky la salute umana non è una realtà statica bensì un processo in continua evoluzione, in cui il singolo individuo scopre le proprie fonti di salute e mette in atto proprie strategie personali per conservare un buono stato di salute mentale e un benessere fisico generale.

Si tratta di un approccio alla salute che cerca di andare oltre il semplice modello patogenetico e meccanicistico, e che affianca alla cura e alla prevenzione delle malattie l’utilizzo di risorse e opportunità per spostarsi verso il polo della salute: l’individuo, reagendo in maniera flessibile alle sollecitazioni esterne stressogene, sarà in grado di raggiungere un grado più elevato di qualità di vita e di benessere fisico e psicologico. 5

  1. Ficarra MG, Bucci R, Calamo Specchia F, Di Pietro ML (2013). Educazione alla salute. In Ricciardi et al. Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica. ISBN 978-88-7947-562-4, Idelson Gnocchi, Napoli
  2. WHO (1986). Ottawa Charter for Health Promotion. WHO, Geneva.
  3. Antonovsky - The salutogenic model as a theory to guide health promotion - Health Promotion International, 1996, vol 11, n.1, p. 11-18
  4. Antonovsky - presentation at the WHO seminar on "Theory in Health Promotion: Research and Practice', Copenhagen, 2-4 September 1992.
  5. per approfondimenti in merito alla salutogenesi, consultare il sito web https://salutogenesi.org