a cura di Bruno Zucca
Il concetto di salute
Secondo L. Von Bertalanffy “La salute è la capacità di mantenere tutti i gradi potenziali d’espressione di un individuo, la malattia è la limitazione di questa libertà”. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità “La salute è il benessere fisico, mentale, sociale, non l’assenza di malattia”. Questi principi della cultura umanistica del XX° secolo sono oggi pesantemente messi in discussione dalla cultura tecnologica, materialistica e senz’anima del XXI° secolo dove si considera solo il corpo e non la psiche del malato. Da un punto di vista culturale vige una certa sordità a questo argomento ma quando si parla di salute non ci si può prefiggere soltanto efficienza lavorativa, prestanza fisica e azzeramento dei sintomi.
La salute individuale
I valori della medicina umanistica sono oggi incarnati soprattutto da approcci medici che si fanno promotori del benessere della persona nella sua complessità. Non si può infatti considerare la salute solo come assenza di sintomi e la guarigione come la loro scomparsa. La malattia è sempre l’espressione locale di uno squilibrio psico-fisico più generale, per questo occorre sottrarsi ad una concezione meccanicistica che considera le malattie come manifestazioni sintomatologiche dovute ad alterazioni esclusivamente biochimiche.
L’approccio psicosomatico alla malattia considera gli organi interconnessi tra loro in un tutt’uno integrato con le emozioni; quando è possibile, bisognerebbe non scindere le competenze ma integrale: specialisti che si occupano di psiche e specialisti che si occupano di apparati corporei dovrebbero lavorare insieme. Tra psichico e fisico non esistono infatti separazioni: l’esistere è il risultato di una costante interazione e scambio tra elementi della vita psichica e corporea.
Secondo la medicina psicosomatica il Sé decide di volta in volta con quale organo esprimere il proprio disagio a seconda della finalità che si propone e delle occasioni che l’ambiente esterno gli fornisce, esprimendosi per esempio con un linguaggio asmatico o colitico, diabetico o cardio-circolatorio a seconda dei casi. Il modello olistico descrive la condizione disalute come un processo dinamico: essere sani include la possibilità di sviluppare sintomi e ammalarsi, di avere un’interlocuzione con il dolore e con la problematicità dell’esistenza. In quest’ottica la malattia è un campanello d’allarme molto importante: la modalità psicoattitudinale e relazionale di un soggetto grazie al malessere può essere riconosciuta nella sua specificità patologica e terapeuticamente aiutata ad esprimersi nella sua essenza creativa e trasformativa.
La salute collettiva
Nel concetto di salute descritto all’inizio emergono altri due aspetti essenziali: quello di libertà di espressione individuale e di benessere sociale. È indubbio che la salute e l’armonia di una società siano legate al benessere degli individui che la compongono, cioè alla loro capacità di espressione creativa ed affettiva; è altrettanto vero che un individuo è più sano se vive in una società ed in un ambiente naturale che gli consente di esprimersi al meglio, sia biologicamente che psichicamente; è più felice se vive in un contesto che lo mette nelle condizioni materiali e spirituali di realizzazione personale e professionale.
La salute è dunque una importante questione sociale, di cui le Istituzioni dovrebbero efficacemente occuparsi per il benessere dei cittadini. Esistono per questo strutture preposte ad operare ed a vigilare affinché ci sia una adeguata prevenzione e cura del malessere sociale. È certamente al primo posto nelle preoccupazioni di tali Istituti la salvaguardia del posto di lavoro e del diritto alla pensione, la tutela dell’ambiente di vita e di lavoro; dovrebbe essere altrettanto prioritaria la salvaguardia della salute attraverso un piano di educazione alimentare ed a corretti stili di vita a partire dalla scuola, la presenza nel territorio di strutture sanitarie capillari in grado di accogliere e curare le persone più deboli e malate.
L’Individuo può essere più sano se vive in una società che appaga i suoi bisogni, la collettività stessa può avvantaggiarsi della presenza di individui più realizzati e liberi. Perché ciò accada occorre un cambio di paradigma morale in modo che il reale benessere dei cittadini sia al primo posto.