a cura di Bruno Zucca
La malattia è frutto di uno sforzo adattativo ad una situazione problematica di origine esterna od interiore; nel caso della difficoltà interna il problema può essere generato da un pregiudizio psicologico di cui si è inconsapevolmente portatori; a questa visione distorta segue un pensiero ed una azione che generano malattia: il cosiddetto mal pensare e mal agire. Lo sforzo che ci fa ammalare è compensatorio ad un sentire che ci condiziona negativamente e che abbiamo chiamato mal-vedere.
Vediamo alcuni esempi di malvedere-malsentire:
Sensazione di non essere abbastanza intelligente
Sensazione di non essere abbastanza bello
Sensazione di non essere fisicamente forte
Sensazione di non valere
Sensazione di non essere in grado di scegliere
Sensazione di essere rifiutato
Sensazione di non essere degno
Sensazione di essere abbandonato
Ad ognuna di queste sensazioni reagiamo con uno sforzo compensatorio di segno opposto per poter mitigare la presunta mancanza:
Desiderio di essere intelligente: sottopongo ad uno stress costante le mie cellule nervose
Desiderio di essere bello: mi sottopongo ad uno stress costante nell’intento di apparire più affascinante
Desiderio di essere fisicamente forte: mi sottopongo ad uno stress fisico per essere più robusto
Desiderio di valere: mi sottopongo ad una costante ansia di prestazione con conseguente somatizzazione cardiocircolatoria
Desiderio di essere in grado di scegliere: mi sottopongo ad uno stress prima di ogni scelta per apparire determinato e deciso con conseguente somatizzazione epatobiliare
Desiderio di essere accettato: per essere accettato mi do un gran da fare con conseguente somatizzazione viscerale
Desiderio di essere degno: per sentirmi degno esagero le mie prestazioni con conseguente ipertensione arteriosa
Desiderio di essere amato: per farmi voler bene rinuncio all’autenticità con conseguente cefalea
Possiamo anche reagire con disperazione e tuffarci nella dolorosa sensazione di mancanza esagerandola con conseguente paralisi vitale
Non sarò mai intelligente: mi dispero e perdo lentamente la memoria
Non sarò mai bello: mi rattristo ed invecchio rapidamente
Non sarò mai fisicamente forte: mi demoralizzo e indebolisco i miei organi
Non sarò mai di valore: precipito nell’inedia e rallento la vitalità dei miei organi
Non sarò mai in grado di scegliere: mi blocco in uno stato depressivo con cefalea e difficoltà digestive
Non sarò mai accettato: rifuggo le relazioni con tristezza e insonnia
Non sarò mai degno: mi dispero e mi infliggo una degenerazione degli organi
Non sarò mai amato: mi sento solo e mi ammalo di cuore
Sia nel caso della reazione compensatoria che in quella paralizzante mettiamo in campo uno sforzo dispendioso: la malattia. La malattia è sempre contemporaneamente fisica e mentale. Il corpo e la mente si ipertrofizzano oppure si paralizzano. Quando ci ipertrofizziamo diventiamo egocentrici e ingrandiamo gli organi, quando ci paralizziamo diventiamo tristi ed indeboliamo le nostre difese immunitarie. La consapevolezza del punto di vista distorto ci può permettere di correggere il nostro approccio e di non reagire con uno sforzo dannoso ipercostruttivo o iperdistruttivo.