Osteopatia

A scuola di postura

La postura permette al corpo di restare in equilibrio sia in statica che in movimento.

Nel modello neurofisiologico il sistema tonico posturale è costituito da recettori (occhio, ATM, sistema vestibolare, piede, pelle) che captano le informazioni dal mondo esterno, elborate da un sistema centrale (corteccia senso-motoria, talamo, cervelletto, tronco encefalico, midollo spinale) ed inviate agli effettori (sistema muscolo-scheletrico).

Se i recettori sono disturbati/alterati causano disfunzioni a livello della postura nello stesso in modo in cui nel gioco del telefono senza fili un giocatore capisce e trasmette un'informazione errata.

L’educazione posturale dei bambini deve iniziare non appena si approcciano al banco di scuola poichè comportamenti scorretti possono alterare in primis il recettore oculare e a cascata anche gli altri causando ad es. tensioni cervicali, atteggiamenti scoliotici, mal di testa, bruciore degli occhi, cali di rendimento scolastico.

Le abilità visive possono essere alterate non solamente da posture sbagliate ma anche dall’impugnatura scorretta degli strumenti di scrittura, dalla posizione inadeguata dei banchi rispetto alla lavagna e della lavagna rispetto a fonti di luce. (Maffioletti, Pregliasco e Ruggeri 2005)

 

Suggerimenti di igiene posturale:

  • La distanza ideale di lettura corrisponde alla distanza che va dal gomito alla prima falange dell’indice (distanza di Harmon) 

 

 

 

 

  • Durante la lettura e scrittura i piedi devono poggiare a terra e gli avambracci sul tavolo
  • Evitare di utilizzare solamente una lampada da tavolo in una stanza buia, tutta la stanza deve essere illuminata e non solamente il piano di lavoro
  • Utilizzare un leggio sia per studiare sui libri che per sostenere un pc portatile in modo per evitare anche i riflessi dell’illuminazione artificiale

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  • L'impugnatura corretta degli strumenti di scrittura è con il pollice, indice e medio   Postura4
  • Ausili per imparare ad impugnare correttamente   Postura5

 

Impugnature errate:

Postura6 Postura7Postura8

 

 

La fascia: un’affascinante scoperta

Notizia dell’Ansa 29 Marzo 2018: scoperto un nuovo organo nel corpo umano, la fascia

 

Fascia 2

 

Strutturalmente la fascia si divide in:

  1. Fascia superficiale: strato più esterno che ricopre tutto il corpo, si estende sotto il derma. E’ costituito da tessuto connettivo lasso e adiposo, è sede di stoccaggio di acqua e grasso, protegge da deformazioni e insulti meccanici e termici, è una via di passaggio per nervi e vasi sanguigni, permette lo scorrimento della pelle sopra la fascia profonda. 
  2. Fascia viscerale: sospende gli organi all'interno delle loro cavità. Nel cervello sono conosciuti come meningi, nel cuore come pericardio, nei polmoni come pleura e nell'addome, come peritoneo. 
  3. Fascia profonda: circonda tutte le componenti del corpo umano e divide i gruppi di muscoli in compartimenti fasciali come la fascia lata e la fascia plantare.

In passato la fascia non ha ricoperto un ruolo molto importante in ambito medico infatti per molto tempo è stata considerata solamente un rivestimento che durante le dissezioni anatomiche veniva separato dagli organi e muscoli ed eliminato.

Balboni et al., in poche righe nel libro di Anatomia Umana (ed.1990), definiscono la fascia come un “organo accessorio, lamina connettivale che avvolge singoli muscoli o gruppi di muscoli delimitando una loggia fibrosa”.

La fascia o interstizio, è costituita da tessuto connettivo che ricopre come una guaina fibrosa i muscoli, i vasi sanguigni, i nervi, attraversa tutto il corpo, avvolge e compenetra gli organi.

Tale rete è densa di sensori di movimento ed è quindi fondamentale per la propriocezione, e di recettori del dolore.

Si tratta di una scoperta eccezionale, da cui emerge la possibilità che possa essere anche il solo tessuto connettivo, a trasmettere dolore al resto del corpo per l’incapacità del tessuto connettivo di svolgere il suo ruolo di lubrificante. 

Molti considerano le rughe, le smagliature e la cellulite un segnale di debolezza del corpo, in realtà non sono altro che manifestazione visibile della fascia.

Gli esperti parlano di “un nuovo sistema di comunicazione del corpo” e di una “rete vitale”. Si passa quindi da un’immagine di una struttura rigida ad un modello dinamico che garantisce un supporto interno ad ogni parte del corpo grazie ad una maglia di tessuto connettivo.

Ferite, cicatrici, sovraccarichi, mancanza di movimento ma anche lo stress e un’alimentazione errata agiscono sulle fasce come un veleno facendone perdere elasticità e la comparsa di sindromi dolorose.

Una lesione in basso viene percepita anche in alto come un effetto domino, da qui le problematiche a distanza che possono dare le cicatrici.

La fascia non è però solamente causa di patologie e dolore ma anche un’incredibile fonte di guarigione poiché fornisce la spiegazione del perché funzionino trattamenti alternativi come lo yoga, l’osteopatia e l’agopuntura; l’agopuntura tradizionale imprime una leggera rotazione all’ago attorno al quale si avvolgono le fibre collagene, stimolando così una reazione meccanica della fascia in un punto preciso.

La fascia è dotata di tensegrità, è un sistema che è in grado di auto-stabilizzarsi e rimanere in equilibrio grazie a forze di compressione e da elementi continuamente sottoposti a forze di tensione, se è sufficientemente resiliente, assorbe l’urto senza grandi conseguenze, sta a noi prendercene cura.

Similitudini in natura
Fascia 3

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Osteopatia fa crack?

L’Osteopatia si avvale di numerose tecniche riassumibili in 3 grandi gruppi:

  • tecniche strutturali
  • tecniche viscerali
  • tecniche craniali

In un trattamento completo vengono utilizzate tecniche che attingono ai tre gruppi principali in modo da toccare tutti e tre i foglietti embrionali (mesoderma, endoderma, ectoderma), soffermandosi maggiormente su uno piuttosto che un altro in base alla biotipologia di ciascuno (i.e.: una persona con una maggiore componente endodermica prediligerà trattamenti viscerali e strutturali con tecniche ad alta velocità per combattere l’anchilosi)

  1. Tecniche strutturali ad azione soprattutto sul mesoderma: l’obiettivo comune è l’interruzione dell’iperattività gamma che mantiene attivo il circuito nocicettivo con una conseguente inibizione dei motoneuroni alfa e gamma e dunque un’inibizione dello spasmo muscolare che mantiene la disfunzione articolare. Migliorare l’articolarità e ridurre lo spasmo muscolare permette una maggiore irrorazione sanguigna rispettando così la legge dell’arteria secondo la quale il sangue è il mezzo di trasporto di tutti gli elementi che permettono di assicurare un’immunità naturale, la sua perturbazione comporta una cattiva circolazione arteriosa e come conseguenza il ritorno venoso sarà più lento e provocherà un accumulo di tossine. 
  • Tecniche ad alta velocità e breve ampiezza (thrust): non è richiesta forza ma velocità e precisione, non deve provocare dolore. Durante la tecnica puòverificarsi uno schiocco articolare che indica che il movimento rapido è arrivato all’articolazione, non dà la certezza che sia stata mobilizzata esattamente l’articolazione individuata con il momento maggiormente ristretto e l’eventuale assenza del suono non denota il fallimento della correzione. 
  • Tecniche articolatorie sono tecniche ritmiche nel senso di restrizione della mobilità, sono tecniche dolci che mirano aregolare il tono muscolare, dare maggiore elasticità al tessuto e migliorare la vascolarizzazione locale 
  • Tecniche di muscolo-energia: si pone il muscolo in stiramento e si chiede una contrazione isometrica degli antagonisti per inibire il tono dei muscoli agonisti secondo il principio dell’inibizione reciproca 
  • Tecniche mio-fasciali: (approfondimento fascia) sono tecniche di rilascio e massaggio con l’obiettivo di rilasciare tensioni eccessive del connettivo che possono causare dolore e/o restrizioni di movimento in seguito a traumi, stress ripetuto, cicatrici.
  1. Tecniche viscerali ad azione soprattutto sull’endoderma: l’obiettivo è il ripristino della comunicazione tra struttura e funzione nella quale una problematica viscerale influenza la struttura vertebrale e viceversa.

Restrizioni viscerali influiscono sulla postura portando rigidità, dolore a mantenere determinate posizioni o compiere determinati movimenti. Tramite palpazione si esamina il viscere in disfunzione e mediante trattamenti fasciali leggeri o più profondi in base al tipo di problematica e al risultato che si vuole ottenere si va ad agire sulla mobilità intrinseca del viscere, sulla sua funzionalità, si inibisce una condizione di spasmo, e si migliora il drenaggio. 

Attraverso un trattamento viscerale è possibile riequilibrare il sistema neurovegetativo e integrare i concetti di PNEI e asse cervello-addome, basti pensare al tratto toracico del nervo vago che innerva tutto il sistema viscerale in senso canio-caudale fino al terzo prossimale del colon discendente.

  1. Tecniche craniali ad azione soprattutto ectodermica:

Le tecniche craniali sono manipolazioni delicate e non invasive del cranio. Il sistema cranio-sacrale racchiude il sistema nervoso centrale e mediante il trattamento craniale è possibile ottenere un  riequilibro dell’omeostasi neurovegetativa.

Il trattamento osteopatico mira alla salutogenesi della persona, non è un trattamento sintomatico pertanto ha poco valore chiedere un trattamento viscerale in caso di gastrite.

Guardando dall’esterno il trattamento si ha l’impressione che l’osteopata sia fermo con le mani sul cranio della persona, in realtà è alla ricerca di piccoli cambiamenti di tensione e qualità dei tessuti poiché le suture craniche possiedono un elevato grado di elasticità dovuto alla presenza di fibre collagene al loro interno. L’effetto è di un rilassamento generale con successivo aumento della lucidità mentale per una migliore circolazione del liquor.

La cicatrice da un punto di vista osteopatico

Che macchina fantastica il corpo! Quando ci tagliamo le ferite si rimarginano apportando nuovo tessuto alla parte lesa.

Il tessuto connettivo, o fascia, ci collega letteralmente dalla testa ai piedi e si intreccia in ogni muscolo e struttura del corpo. La fascia è pensata per scivolare facilmente strato su strato, da quella flessibilità dipende una buona mobilità. Con una cicatrice, ciò che una volta era mobile è ristretto e bloccato, come un groviglio in un filo di lana.

Le cicatrici sono i risultati normali e inevitabili della guarigione dei tessuti in cui il tessuto fibroso sostituisce il tessuto preesistente alla ferita.

Il processo di cicatrizzazione si realizza in tre fasi:

  1. Fase infiammatoria da 1 a 8 giorni: il sistema immunitario si attiva contro microbi e corpi estranei
  2. Fase proliferativa da 8 a 14 giorni: produzione di collagene ed elastina che si depositano in modo disordinato e cioè in molte direzioni diverse come una rete
  3. Fase ricostruttiva da 14 giorni a 2 anni: rimodellamento di collagene ed elastina in modo organizzato

Il tessuto cicatriziale è molto più rigido e spesso del tessuto adiacente e talvolta può restringersi e legarsi al tessuto circostante creando aderenze, le quali possono causare dolore non solo nell'area della cicatrice, ma anche nel tessuto adiacente e nelle articolazioni che si collegano e non alla cicatrice; una cicatrice addominale (ad es. da taglio cesareo o da appendicectomia) può diventare causa di un dolore lombare, cervicale o ad una spalla.

Facciamo una prova: annoda la parte finale della maglietta e con il nodo fatto cerca di sollevare un braccio: non senti la pelle in maggiore tensione a livello di un fianco, spalla o collo? La cicatrice è quel nodo che rende il movimento meno fluido, dallo sport a semplici movimenti quotidiani.

Le cicatrici possono continuare a restringersi nel tempo, ogni volta che si hanno consistenti aumenti o perdite di peso, in seguito ad una malattia sistemica o uno stress prolungato.

A volte gli effetti di una cicatrice sono immediatamente dolorosi, a volte l'insorgenza del dolore è più insidiosa, mascherandosi come un vago dolore che inizia settimane, mesi o persino anni dopo l'intervento.

Ogni corpo gestisce le cicatrici in modo diverso: alcune guariscono non causando mai alcun problema, altre possono diventare eccessivamente inspessite o arrossate (cheloidi), altre sembrano guarite correttamente ma causano fastidi anche a distanza.

Le cicatrici rappresentano un segno indelebile di un trauma subito dalla pelle e possono diventare un promemoria costante del dolore provato e influenzare negativamente la vita quotidiana sociale e lavorativa di chi le vede e vive sul proprio corpo.

Consiglio perciò un trattamento osteopatico precoce in seguito a un qualsiasi intervento chirurgico per una valutazione e conseguente monitoraggio delle cicatrici affinché rimangano solamente una testimonianza della tenacia del proprio corpo.

Osteopatia per mamma e bimbo

Il concetto di salutogenesi, intesa come prevenzione, trova la sua massima espressione nel periodo della gravidanza.

Facendo un passo indietro, l’obiettivo del trattamento osteopatico è quello di ristabilire il corretto movimento e quindi funzionamento dell’organismo umano che è così in grado di autoregolarsi e raggiungere il benessere.

Il concepimento avviene grazie all’ unione dei due fattori, femminile e maschile e viene da sé che quanto più sono in salute gli organismi dai quali provengono, migliore sarà la spinta vitale del futuro nascituro.

L’osteopatia, grazie all’ approccio olistico che la caratterizza aiuta l’organismo umano a raggiungere uno stato di equilibrio che si manifesta con la salute.

In particolare, per la donna in gravidanza, dove il corpo subisce modificazioni funzionali importanti, il trattamento può contrastare preventivamente o eliminare i dolori causati da questi adattamenti.

Inoltre può essere utile per preparare il corpo materno al parto, dove tutte le energie devono poter essere canalizzate in quell’ evento.

In gravidanza ci si può rivolgere all’ osteopata in presenza di:

  • Lombalgia, cervicalgia e dorsalgia
  • Sciatalgia, brachialgia
  • Gonfiore alle mani e ai piedi con conseguente compressione delle strutture neurologiche (es: sindrome del tunnel carpale)
  • Disturbi digestivi (reflusso, ernia hiatale…)
  • Disturbi intestinali (stipsi…)
  • Cefalea, emicrania e vertigini

Questi sintomi possono presentarsi anche dopo, soprattutto se si è verificato un parto distocico (parto cesareo, molto lungo, neonato podalico, ecc.).

Anche il neonato, sin dai primi giorni dopo il parto, può beneficiare del trattamento dell’osteopata.

La gravidanza e il parto sono momenti delicati della vita del feto, tanto che possono causare moderate modificazioni alle strutture del suo organismo.

Queste modificazioni possono diminuire le capacità di adattamento del neonato alla vita extrauterina, dalla nascita in poi, causando:

  • Plagiocefalia (deformità del cranio)
  • Torcicollo miogeno (prevalente rotazione della testa verso un lato)
  • Riniti e sinusiti frequenti
  • Stipsi (irregolarità intestinali)
  • Reflusso
  • Disturbi del sonno

Le tecniche e il trattamento osteopatico sono interagibili ma non sovrapponibili, a quelli di altre figure professionali operanti in ambito sanitario, e tendono ad un sostanziale riequilibrio funzionale, non mirato alla semplice soppressione del sintomo.

È da sottolineare come la raccolta delle informazioni inerenti la storia funzionale e clinica del paziente non miri ad una conclusione diagnostica, di naturale pertinenza medica, bensì all’ esclusione di aspetti patologici che costituiscano controindicazione al trattamento osteopatico.

Le tecniche osteopatiche

Le tecniche osteopatiche possono essere riassunte in tre grandi famiglie:

tecniche osteopaticheTecniche strutturali: sono tecniche che comprendono manovre ad alta velocità e bassa ampiezza (Thrust), ma anche manipolazioni molto dolci come quelle di rilascio miofasciale e di mobilizzazione articolare.

Tecniche cranio-sacrali: queste tecniche si fondano sul collegamento anatomico esistente tra cranio e sacro, mirano a ridare elasticità alle ossa craniche e alle articolazioni sacro-iliache, favorendo il riequilibrio del sistema nervoso e incrementando così la vitalità dell’intero organismo.

Tecniche viscerali: si tratta di tecniche manuali sui tessuti molli (pressioni delicate nella zona addominale e toracica), tra cui massaggi fasciali sul tessuto connettivo e sulla tonaca muscolare dell’intestino, mobilizzazioni e manipolazioni sugli organi al fine di migliorarne la mobilità e motilità e favorirne il drenaggio.