Psicologia e gestione dello stress

Egocentrismo ed affidamento

 a cura di Bruno Zucca

Il concetto di salute come equilibrio dinamico contempla anche il possibile superamento dell’egocentrismo patologico. Noi tutti ci sentiamo protagonisti assoluti della nostra esistenza: se ci affermiamo realizzando i nostri obiettivi siamo felici e ci auto attribuiamo i meriti del successo, “io sono stato capace, io ho lottato, io ho vinto”. Quando al contrario ciò non accade e falliamo ci riteniamo inadeguati e colpevoli: “io non sono stato capace, io non ho lottato, io sono stato sconfitto”. Tutto questo è segnato da un assoluto egocentrismo di tipo patologico dove l’io si sente unico protagonista, nel bene e nel male, degli eventi. Perché questo modo di porsi è patologico? Siamo proprio sicuri che tutto dipenda da noi? Dipende tutto soltanto dalle nostre presunte abilità o incapacità? L’esperienza dimostra che è vero che la vita premia i coraggiosi, che sforzi e determinazione sono essenziali al raggiungimento di certi obiettivi; l’esperienza però dimostra anche il contrario: tante volte sforzo e determinazione non vengono ripagati dai risultati sperati. Questo non è dovuto solo alla variabile umana, cioè alla possibilità che il conseguimento di certi risultati sia legata alla presenza o alla assenza di solidarietà e collaborazione da parte di altre persone con cui interagiamo. Spesso tutto questo è spiegabile solo ipotizzando la presenza di una variabile extra umana o addirittura sovrumana. Già gli antichi credevano nell’esistenza di un quid di imprevedibilità che chiamarono Fato o Fortuna. Numerose tradizioni religiose hanno consacrato questo dato nel noto detto fatalista ”non cade foglia che Dio non voglia”. Nel corso dei tempi gli esseri umani si sono resi conto che nonostante l’impegno e la costanza, in alcune circostanze gli eventi non giungevano a compimento, non potevano cioè essere positivamente condizionati dall’intelligenza e dalla volontà dell’uomo. Altri fattori, di origine extra umana o sovrumana, possono dunque essere decisivi negli accadimenti e condizionarne il corso o addirittura renderli impossibili. “Aiutati che Dio ti aiuta” è un motto che sprona la nostra volontà all’impegno ma introduce la consapevolezza che l’agire umano è da solo insufficiente senza la necessaria collaborazione di una forza superiore alla nostra piccola volontà. Risulta dunque, dall’esperienza di vita che ognuno di noi può riflettere, che in ogni evento entrano sempre in gioco due forze: una più piccola, la nostra volontà, ed una più grande, una sorta di volontà superiore. Dal gioco di interazione tra di esse si evidenzia il frutto degli accadimenti. Una vita condotta all’insegna dell’Io risulta essere alquanto stressante: il sovraccarico in termini di aspettative e inevitabili delusioni è assai grande. Anche di questo ci si ammala: l’egocentrismo è fonte di patologia quando tutto grava sulle nostre spalle e tutto dipende da noi. Secondo il grande psicoanalista svizzero K.G.Jung non si siamo mai veramente guariti se non riusciamo ad attivare dentro di noi la funzione trascendente, ovvero se non acquisiamo la capacità di sentire che una forza più grande sovraintende ai nostri pensieri e alle nostre azioni. Questo ci permetterebbe in alcuni momenti di provare ad affidarci al corso del destino, tirando i remi in barca, dopo che abbiamo fatto con serietà la nostra parte senza successo. Questo ci permetterebbe anche di disinvestire sui possibili successi delle nostre azioni e di avere meno delusioni. Se la nostra capacità di affidamento all’intelligenza dell’universo aumentasse saremmo meno sottoposti allo stress del fallimento. In un progetto di guarigione psicofisica e spirituale deve trovare spazio una consapevolezza profonda di questo tipo: “non dipende tutto da me, le cose accadono o non accadono spesso indipendentemente dalla mia volontà, ma perché era destino che accadessero o che non accadessero; ciò che mi inorgoglisce, del resto, non è poi tutta farina del mio sacco, ci sono dei doni di cui sono stato beneficiato che talvolta consentono eventi positivi”. Grazie a questa ritrovata umiltà la vita ritornerà a scorrere dentro di noi ed intorno a noi con una nuova forza e limpidezza, e l’egocentrismo patologico, fonte di stress, sarà stato opportunamente ridimensionato.