L’Italia è uno dei paesi più longevi al mondo, con un’aspettativa media alla nascita di circa 83 anni, superata da pochi paesi al mondo, con un’elevata percentuale di popolazione anziana e con una tendenza che sembra essere in salita nei prossimi decenni.
Questa “transizione demografica” è correlata al passaggio da alta a bassa mortalità e al passaggio da alta a bassa fertilità, associato anche alla cosiddetta “transizione epidemiologica”, cioè allo spostamento delle principali cause di malattia e morte: declino delle malattie infettive ed acute (comunemente associate con condizioni di vita più disagiate, povertà e limitato accesso a servizi come avviene nei paesi in via di sviluppo) ed emergenza di malattie croniche e degenerative, comprese le malattie cardiovascolari, oncologiche, neurodegenerative e metaboliche.4
Il sistema di sorveglianza Passi e Passi d’Argento (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), avviata nel 2006 con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana, mette in evidenza la correlazione tra lo sviluppo di patologie croniche, fattori di rischio, l’età e il sesso (vd. Tabelle soto. Per visionare il documento intero vedi: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/pdf/passi/sars-cov-2-flussi-dati-confronto-passi-pda-patologie-croniche.pdf)5.
Le analisi contenute in questo documento si basano su un campione nazionale di circa 130 mila adulti raccolto nel quadriennio 2015-2018 (PASSI) e su un campione di circa 40 mila anziani raccolto nel triennio 2016-2018 (PASSI d’Argento). Le patologie croniche indagate sono: cardiopatie (infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie o altre malattie del cuore), ictus o ischemia cerebrale, tumori (comprese leucemie e linfomi), malattie respiratorie croniche (bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale), diabete, malattie croniche del fegato e/o cirrosi, Insufficienza renale.
Dallo studio emerge:
- dopo i 65 anni e prima dei 75, più della metà delle persone convive con una o più patologie croniche fra quelle indagate e questa quota aumenta con l’età fino a interessare complessivamente i tre quarti degli ultra 85enni, di cui la metà è affetto da due o più patologie croniche. Prima dei 55 anni la più frequente patologia riguarda l’apparato respiratorio e coinvolge mediamente il 6% degli adulti, dopo questa età e all’avanzare degli anni aumenta considerevolmente anche la frequenza di cardiopatie e di diabete, che raggiungono prevalenze intorno al 30% e al 20% verso gli 80 anni. La prevalenza dei tumori raggiunge il suo valore massimo (circa 15%) intorno agli 80 anni. I casi con eventi pregressi di ictus e ischemie cerebrali, così come i casi con insufficienza renale, iniziano ad aumentare dopo i 70 anni, mentre la prevalenza di malattie croniche del fegato non supera mai il 5%, neanche in età più avanzate.
- L’ipertensione arteriosa è poco frequente prima dei 40 anni e interessa meno del 10% di questa popolazione, ma dopo questa età aumenta rapidamente e arriva a coinvolgere circa il 65% della popolazione intorno agli 80 anni di età. Si correla spesso alle malattie cerebro-cardiovascolari e al diabete: dopo i 65 anni l’ipertensione è riferita dal 51% delle persone senza patologie croniche, ma è riferita dal 64% delle persone con una patologia cronica e dal 76% delle persone con policronicità.
- Le differenze di genere nella cronicità e nelle policronicità seppur contenute, risultano statisticamente significative dopo i 65 anni e sembrano favorire le donne. Fra gli adulti di 18-69 anni fumano abitualmente il 30% degli uomini, contro il 22% delle donne, e risultano ex fumatori il 22% degli uomini, contro il 13% fra le donne; fanno un consumo di alcol a rischio per la salute, per quantità e/o modalità di assunzione (consumo abituale elevato oltre i limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, o binge drinking, o consumo prevalentemente o esclusivamente fuori pasto) il 22% degli uomini, contro il 12% delle donne. Anche le differenze di genere nell’obesità seppur molto contenute, vedono le donne favorite, con una prevalenza di obesità leggermente più bassa rispetto agli uomini, ma statisticamente significativa (10% rispetto all’11% negli uomini). L’inattività fisica è fra i fattori di rischio comportamentali l’unico che agisce a sfavore delle donne che risultano ovunque in Italia più sedentarie degli uomini.
Su una popolazione residente in Italia di quasi 51 milioni di persone con più di 18 anni di età, si può stimare che oltre 14 milioni di persone convivano con una patologia cronica, e di questi 8,4 milioni siano ultra 65enni.
Le differenze di genere vedono le donne meno esposte degli uomini ai danni di fumo e alcol e anche ad obesità.
Anche i dati ISTAT del 2018 ci vengono in aiuto per meglio definire quali siano le patologie croniche che più frequentemente colpiscono la popolazione italiana: l’ipertensione (18,4%), l’artrosi/artrite (16,9%), le malattie allergiche (12,1%), l’osteoporosi (7,5%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,2%), il diabete (6,1%). Le demenze di vario tipo riguardano infine oltre 1 milione di persone, ponendo l’Italia tra i 10 Paesi al mondo con la più alta prevalenza della malattia. 6
Accanto all’incremento della longevità, però, la qualità della vita sembra avere un andamento diverso: sempre secondo i dati ISTAT, gli anni che un italiano medio può trascorrere in buona salute sono rimasti 10 in meno di quelli complessivi di vita.
La principale responsabilità di questi 10 anni vissuti con disabilità è da imputare proprio alle patologie croniche sopra elencate, molte delle quali potrebbero essere efficacemente prevenute o ritardate semplicemente contrastando i fattori di rischio comportamentali legati alle abitudini alimentari non salutari, alla sedentarietà, all’obesità, al fumo di sigaretta e al consumo eccessivo di alcol, tutti fattori implicati nel meccanismo causale della stragrande maggioranza delle malattie croniche. Tranne il fumo di sigaretta, in calo, tutti questi comportamenti si presentano con una elevata prevalenza anche nel nostro paese.
Accanto all’aumento della pressione dei bisogni e della domanda di salute, si osserva spesso da parte del cittadino una scarsa attenzione alla tutela della propria salute ed al mantenimento di stili di vita salutari improntati alla prevenzione.
È pertanto centrale la necessità di intensificare gli sforzi nella prevenzione e nel controllo delle malattie croniche e gli investimenti nelle attività di promozione della salute, con l’obiettivo di assicurare un continuo miglioramento della qualità della vita e del livello complessivo di benessere dei cittadini.
Anche se la problematica sembra riguardare le fasce di età più avanzate, in realtà diventa prioritario l’intervento preventivo in età evolutiva, già a partire dal primo anno di vita mediante un intervento sui comportamenti dei genitori, poiché le abitudini associate alla salute, alla nutrizione, all’attività fisica che si consolidano durante la fanciullezza tendono a influenzare i comportamenti futuri.
BIBLIOGRAFIA
- Ficarra MG, Bucci R, Calamo Specchia F, Di Pietro ML (2013). Educazione alla salute. In Ricciardi et al. Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica. ISBN 978-88-7947-562-4, Idelson Gnocchi, Napoli
- Antonovsky - The salutogenic model as a theory to guide health promotion - Health Promotion International, 1996, vol 11, n.1, p. 11-18
- Antonovsky - presentation at the WHO seminar on "Theory in Health Promotion: Research and Practice', Copenhagen, 2-4 September 1992.
- Poscia A, Landi F, Collamati A (2015). Public Health Gerontology and Active Aging. In Boccia S, Villari P, Ricciardi W (Eds). “A Systematic Review of Key Issues in Public Health” (pag 129-151). Springer, Switzerland).
- https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/pdf/passi/sars-cov-2-flussi-dati-confronto-passi-pda-patologie-croniche.pdf
- Prince M, Bryce R, Albanese E, Wimo A, Ribeiro W, Ferri CP (2013). The Global Prevalence of Dementia: A Systematic Review and Meta-analysis. AlzheimersDement;9(1):63-75).